Eleonora ha una compagna di origine africana. È l'unica con la pelle nera in classe. Questa sua compagna le ha regalato un bellissimo disegno fatto da lei. Arrivando a casa quindi Eleonora me l'ha mostrato dicendomi il nome di chi gliel'aveva dato. Visto che non associavo il nome alla persona le ho chiesto chi fosse.
"Quella che non ha potuto venire alla mia festa" è stata la sua prima risposta.
Visto che non c'era alla festa ho continuato a non capire.
"Quella che abita in quel palazzo vicino a Oscar".
Hmm...no, la cosa non mi ha aiutato.
"Lei che è nel gruppo "blu" con questi altri bambini"
Non mi dice ancora nulla. E così abbiamo continuato per un po' sino a quando le ho detto che me la farà vedere a scuola.
Arrivati a scuola me l'ha indicata e lì mi sono reso conto che nel mondo di Eleonora non esiste usare il colore della pelle per descrivere una persona. Sarà forse uno svantaggio quando giocherà ad "Indovina chi", ma la cosa mi fa piacere.
È una cosa davvero bella.
RispondiEliminaE sicuramente deriva anche dall'educazione e dall'atmosfera che la circonda. Complimenti e complimenti alla sua scuola!
Che cosa splendida! Un amore Eleonora...
RispondiEliminasplendida Eleonora! complimenti ai genitori, alla scuola ...ma soprattutto ad Eleonora!
RispondiEliminaCome nel monologo di Claudio Bisio, "I bambini sono di sinistra":
RispondiEliminaI bambini sono di sinistra perché vanno all'asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice "vedi, quello lì è africano", loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato.
ciao
Enzo
E' capitato anche a me con una mia cuginetta di cinque anni; sono andata a prenderla a una festa per i bimbi del quartiere e lei venendomi incontro brontolava un po' perché non voleva andare a casa perché "stava giocando con la sua migliore amica"; quando le ho chiesto di indicarmi la sua amica in mezzo a tutte quelle bambine, lei mi ha detto: "E' quella con la felpa rossa"... era l'unica bambina con la pelle scura in quel gruppo di bimbe, ma per mia cugina il dettaglio di rilievo era il colore della felpa...
RispondiEliminaC'è quello alto, quello basso, anche quello grasso, c'è quello che proviene dal Marocco, dalla Russia e anche dal centroamerica. Ma la discriminante anche per i miei figli non è il colore della pelle ma qualche peculiarità del carattere.
RispondiEliminaRoberta
Se posso permettermi... Anche rosa e bianco sono colori.
RispondiEliminaGrazie ad Eleonora e chi come lei nutro speranze per un futuro migliore.
Grazie grazie anche ai genitori che non le hanno fatto notare che la bambina era facile da descrivere in altro modo.
Chiara
Wow, wow e ariwow.
RispondiEliminaNon da poco, davvero. Grande Eleonora!
chapeau. Questo è il 50% svedese.
RispondiEliminaCondivido. Ho fatto qualche mese di liceo in California dove su 10 persone non ce n'erano più due della stessa origine. La madre della famiglia ospitante mi diceva che quando i bambini erano piccoli e raccontavano della scuola, lei non aveva mai la più pallida idea di che origine fossero i compagni.
RispondiEliminaPurtroppo anche li le cose cambiano con l'étà, e al liceo talvolta si ritrovavano in gruppi omogenei (c'erano i mexicans, i rappers, gli asians etc), ma soprattutto nelle fascie disagiate dove forse c'è più bisogno di sentire un'appartenenza ad una comunità precisa.
Beh, alcuni bambini notano comunque alcune differenze. Johanna a 2 anni e mezzo circa, aveva una maestra al nido davvero nera nera nera. Un giorno mi chiese: mami, perché quella maestra è sporca? Le dissi: ma no, è pulitissima, ma ognuno di noi ha la pelle color cioccolata e ci sono tanti dipi di cioccolata: bianca, marrone, nera. La tua maestra ha quel magnifico color marrone scuro della cioccolata amara che preferisci.
RispondiEliminaIl giorno dopo quando sono andata a prenderla la maestra ha detto che Johanna quel giorno aveva inspiegabilmente provato alcune volte a leccarle il braccio... Da morir dal ridere!!
Lo spunto poetico che cercavo per scrivere un post sul tema! grazie, condivido e metto il link!
RispondiEliminaHo sentito il bisogno di retwittarla.
RispondiEliminaBellissima storia!
RispondiEliminaSaluti,
Mauro.