domenica 25 dicembre 2011

Struvor: dolcetti di Natale

Uno potrebbe pensare che il pantagruelico menù del Natale svedese ti riempia così che non hai voglia di mangiare altro sino al cenone di capodanno. Ed in effetti sia cena del 24 che pranzo del 25 sono stati lunghetti. Si è chiaccherato di tutto. Addiritura uno dei regali di Natale che ha ricevuto Eleonora (il suo primo orologio) ci ha dato modo di filosofeggiare su come mai in alcune lingue si dica "sei e mezza" per indicare che le sei sono passate da mezz'ora, mentre in altre (come lo svedese) per indicare la stessa ora si debba dire "halv sju" (mezz'ora alle sette). Io, scherzando, sostenevo che dire che manca mezz'ora alle sette mi sembra quasi pessimista perché uno si concentra su cosa manca e non su cosa c'è. Gli svedesi mi rispondevano che invece è segno di ottimismo perché in questo modo loro guardano al futuro e non al passato. Eleonora nel frattempo guardava l'orologio rendendosi conto di dover pensare in maniera diversa a seconda che debba dire le ore in svedese o in italiano.

È però sempre Natale, per cui va bene le arringhe, i salami di renna e di alce, i patè di fegato insaporiti con gallinacci e miele, il prosciutto al forno, eccetera...ma vuoi non metterci dei dolci? E quindi vai, fra le altre cose, di "struvor", delle frittelline semplici semplici tipiche di Natale che vengono preparate intingendo un ferro particolare a forma di farfalla nella pastella (1,5 dl farina, 1,5 dl acqua o latte, due uova, un pizzico di sale ed un pizzico di zucchero vanigliato) e poi tenendolo nell'olio bollente per trenta secondi. Con l'aiuto di una forchetta si toglie poi la frittella e si passa nello zucchero e i gioco è fatto! Eleonora e Sofia le hanno assaggiate per la prima volta e ne sono diventate ghiottissime.

10 commenti:

  1. mi immagino tu che scrivi il post e poi: "ANNETTE! Com'è la ricetta dei dolci fritti?" :) Mi sa che anche in Italia fanno una cosa simile da qualche parte. Ho un vago ricordo...

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  2. Ecco, la ricetta l'hai data, il ferro per friggere ce l'ho, ereditato dalla mia friulanissima nonna, direi che potrei provarle a fare già da domani, che c'ho tutto in casa.
    Roberta

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  3. "le arringhe, i salami di renna e di alce, i patè di fegato insaporiti con gallinacci e miele, il prosciutto al forno"

    Ciao! Ogni tanto leggo questo blog molto simpatico... tranne quando parla di cibo.... E oggi proprio non riesco a trattenermi, vorrei farti una domanda. :-)

    Mangiare, per gli esseri umani, non è una semplice funzione biologica, ma un atto culturale, e quindi politico. Per questo penso che trasmettere certe abitudini alimentari au propri figli senza discuterle sia altrettanto criticabile che trasmettere loro certe visioni (stereotipate) della mascolinità e della femminilità come se fossero delle evidenze.

    Non seguendo regolarmente non so se hai già trattato la questione, ma vorrei chiederti: alle tue figlie è stato spiegato da dove vengono i salami di renna e alce e le altre "leccornie" che elenchi, è stato spiegato loro che prima quelle "cose" erano "qualcuno"? è stato detto loro che ci sono persone, anche bambini, che si astengono dal mangiare quei "qualcuno", ovvero che non mangiare gli animali è possibile? cioè, concludendo: è stata data loro possibilità di scegliere, e insieme gli elementi necessari per farlo?

    P.S. Chiarisco: la mia è una domanda sulla tua posizione in quanto genitore rispetto alla relazione bambino-animale, e non sugli argomenti con i quali tu, come persona adulta e non come genitore, elabori le tue scelte alimentari.

    Grazie! :-)

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  4. P.P.S. Quando parlo di "elementi necessari per scegliere" do per scontato che si sappia che mangiare gli animali non è una necessità sul piano nutrizionale.

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  5. @Agnese Certo che ho spiegato ad Eleonora (e spiegherò a Sofia) da dove vengono il prosciutto ed il salame. Fra l'altro sono prodotti che noi, come le uova, per quanto possibile compriamo solo da allevamenti "ecologici" nei quali gli animali e la naturaa vengono trattati con rispetto.
    La Svezia ha alcune fra le regole per il rispetto degli animali più severe in Europa, il marchio KRAV (http://www.krav.se/System/Spraklankar/In-English/KRAV-/) ha regole più severe di quelle minime della comunità europea, e noi non compriamo mai pollo o maiale danesi proprio per come vengono trattati gli animali negli allevamenti.
    Grazie al giornalista Mats-Eric Nilsson qui da anni c'è il dibattito sull'industria alimentare, sugli addittivi, i conservanti e gli aromi artificiali ed oramai non c'è genitore svedese che non legga l'etichetta con gli ingredienti (i libri di Nilsson hanno "costretto" l'industria alimentare locale a dover cambiare i prodotti e/o per lo meno a lanciarne di più "naturali").
    Sono d'accordo che mangiare è (anche) un fatto culturale, credo nel "mangiare meno, mangiare meglio", e, forse sbaglierò, credo anche che siano cultura anche il prosciutto di Parma e quello affumicato in sauna.
    Il giorno che Eleonora e/o Sofia mi dicessero che vogliono essere vegetariane rispetterei comunque la loro scelta, proprio come sono solito evitare di fare la pannacotta con gelatina animale se so di avere amici vegetariani a cena.

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  6. "forse sbaglierò, credo anche che siano cultura anche il prosciutto di Parma e quello affumicato in sauna."

    Ma la cultura, in quanto tale, è perpetuamente rinegoziabile (in una certa misura lo è anche la "natura"....).

    "Il giorno che Eleonora e/o Sofia mi dicessero che vogliono essere vegetariane rispetterei comunque la loro scelta"

    Non lo metto in dubbio, ma... loro ti hanno detto di non volerlo essere? :-)

    Penso sia importante riflettere sul fatto che l'alimentazione fa parte di tutto quel campo di scelte politiche che noi facciamo al posto dei nostri figli, un po' seguendo le nostre preferenze e le nostre vocazioni, un po' cercando di immaginare cosa è meglio per loro. In questo caso, il "meglio" non è da intendersi solo nel senso della salute fisica (additivi, antibiotici, etc.) ma anche morale: è giusto proporre a un-a bimbo/a da un lato storie fantasiose con maialini, coniglietti, renne, etc., che lo invitano a considerare gli animali degli esseri con una voce e con un mondo propri, con una biografia, e dall'altro piatti di prosciutti, cotolette e quant'altro, che riducono questi esseri a pezzi di carne da degustare a nostro uso e consumo? Mi sembra una contraddizione lancinante.

    Le spiegazioni date ai bambini sono non veritiere, ma spesso prese per tali dai genitori stessi, per ignoranza ma anche per praticità: "necessità" della carne, oppure rispetto dell'"equilibrio naturale" e cosi via, per non parlare proprio di quelli che dicono che gli animali sono "fatti per noi". Ovviamente so bene che le cose che vanno male in questo mondo sono tante così come le cose da spiegare ai bambini e alle bambine, però in questa miriade di argomenti la questione se abbiamo o no il diritto di uccidere gli animali per mangiarli mi sembra una di quelle che un bambino già da piccolo piccolo può comprendere molto bene, e per questo particolarmente importante da studiare come genitori e poi affrontare insieme a lui/lei. Ecco, spero che il senso del mio commento sia più chiaro.

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  7. @Agnese A scuola di Eleonora la scelta vegetariana c'è sempre ed hanno anche il giorno con menù solo vegetariani e con cosa è fatto il mangiare lo sa. È una "coscienza" che ho notato anche quando ha visto "I tre porcellini" della Disney e sul muro sulla casa di un porcellino c'è un quadro di salumi con scritto "papà". Ha riso e mi ha fatto notare la cosa.

    Io chiedo spesso a lei cosa vuole di cena, cosa vuole sulla pizza, eccetera, quindi se lei mi risponde "polpette" o "prosciutto" la scelta è sua, non mia :)

    Sbaglierò, ma ritengo responsabile e sostenibile che mangi 2-3 volte la settimana carne da allevamenti "ecologici" locali, che mangi più spesso pesce e che mangi il più possibile verdure di stagione prodotte in zona da agricoltura biologica.

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  8. Ciao Stefano,

    sostenibile, forse. Responsabile... nei confronti di chi? :-)

    Suggerisco di bilanciare la scena dei Tre porcellini con l'inizio di Babe, maialino coraggioso. :-(

    Agnese

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  9. mi rendo conto di arrivare tardi rispetto all'ultimo commento e di rischiare di alzare un polverone...ma a volte proprio non riesco a trattenermi. Perchè vedo nella Svezia (x es. l'assicurare il pasto vegetariano a chi vegetariano è) e in Fefo una certa apertura di vedute verso un'opinione e un modo di vivere diverso, mentre chi si trova dall'altra parte non ha lo stesso tipo di apertura? Angese, tu parli di "elementi necessari per scegliere", ma nelle tue argomentazioni non c'è l'ombra di una possibile "scelta" per i tuoi figli, ma solo la certezza (nemmeno troppo velata) che la strada giusta sia quella da te imboccata. Devo confessare che è un atteggiamento che trovo quasi sempre di fronte a chi pratica la scelta di essere vegetariano: alla mia tavola spesso e volentieri siede chi si nutre di soli vegetali (mia cognata è vegetariana) e io mai mi sognerei di proporle una fiorentina o un piatto di salumi e formaggi. Di contro però, non si perde mai l'occasione di dipingermi come un "assasina" in quanto onnivora. Ecco, in qualità di essere che crede nella libertà di scelta vera e propria, rispetto le inclinazioni di tutti (vegetariani, vegani, crudisti e chi più ne ha più ne metta) ma sarei veramente grata a tutti se anche loro rispettassero le mie scelte. Come Fefo, sono il più attenta possibile a un consumo responsabile, ma mi spiace, non mi va e non ritengo adatta a me la scelta di non mangiare carne o derivati animali. Se mio figlio, un giorno farà questa scelta, potrà sempre contare su di me, non sarò io a oppormi. Si puo dire lo stesso dall'altra sponda?

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