sabato 8 aprile 2017

#openstockholm

È da ieri che non si parla d'altro. L'atto di terrorismo in centro a Stoccolma. A 100 metri dal mio vecchio ufficio, vicinissimo a quel baretto italiano dove prendiamo spesso l'espresso quando siamo in centro.

Appena sentita la notizia la reazione è stata quella di contattare Anette e le bimbe, poi subito di sentire come stavano gli amici, soprattutto quelli che lavorano in centro. Con Anette ci siamo sentiti via WhatsApp, Eleonora l'ho chiamata, anche per dirle di non preoccuparsi appena si fosse sparsa la notizia.

La città si è fermata, molti uffici, per un po' anche il mio (che è soggetto a protezione particolare) hanno bloccato gli ingressi e le uscite. Niente treni né metropolitane né autobus in centro. La reazione della città è stata quella di aiutarsi. L'hashtag #openstockholm si è sparso velocemente. Alcuni negozi di alimentari hanno permesso ai bambini di prendere qualcosa per cena senza pagare (molti genitori erano chiusi in ufficio), molti hanno aperto le proprie case, Anette ha portato a casa tre colleghi, io ho chiesto a un amico che sapevo bloccato in ufficio se dovevamo prendere noi i suoi figli, scuole e asili sono rimasti aperti con il personale ad aspettare l'ultimo dei genitori, un giornalista, subito seguito da molti altri, ha pubblicato su Facebook che avrebbe pagato lui i libri dei genitori che avessero preso un libro da leggere con i propri figli per parlare di quanto era successo. Perché è proprio la domanda che ci siamo fatti tutti: come parlarne. Come parlare di cosa spinge a fare questi gesti, come parlare della morte. Nel nostro caso Anette ne ha parlato con Sofia ed Eleonora già in macchina mentre tornavano a casa. Parlare della morte è più facile. Ci sono tanti libri, compresi "I fratelli Cuordileone" e "Harry Potter" che entrambe conoscono, nei quali la morte è parte del racconto. La parte difficile è lo spiegare il perché.

PS: Grazie a tutti dei messaggi, ci hanno portato calore.

9 commenti:

  1. Hai ragione. Io non riesco a spiegare a me stessa il perché, come si fa a spiegarlo a un bambino?

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  2. Un abbraccio a voi, ma soprattutto alle bimbe! <3

    Ciao, Fior

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  3. L'attentato è stato proprio davanti il mio ufficio. Io sono in Italia con un ginocchio rotto, ma mi è preso un colpo.
    Un abbraccio a voi!

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  4. Fefo, ti leggo da un po' ma non commento solitamente!
    <3 <3Un abbraccio a tutti voi.
    Bellissimo che hai riportato anche la solidarietà della città. Oggi a Sergels torg ero lì ed è stato veramente emozionante vedere quanta gente ha scelto di venire, sentire il calore e la solidarietà di tutti....
    Ho conosciuto il mio ragazzo mezzo svedese/mezzo polacco l'anno scorso durante l'attentato di Bruxelles, mentre correvamo per uscire dalla metro dopo aver sentito l'esplosione. Lui era lì come turista mi chiese delle indicazioni e lo invitai a casa mia che era vicino e poi ci raggiunsero tanti altri sconosciuti perché lanciai #porteouvertes... La sorte ancora una volta ha voluto farci rivivere emozioni che non avrei voluto riprovare: venerdì a Stoccolma tanta paura, perché eravamo in stazione centrale dovendo andare in aeroporto...Ma poi quando abbiamo capito che tutto era finito; abbiamo scelto di restare, senza ingegnarci su come raggiungere l'aeroporto, perché come ci ha insegnato Bruxelles sapevamo quanto era importante la catena d'aiuti che si crea dopo #openstockholm e abbiamo subito invitato alcuni turisti appena scesi dall'arlanda express a venire con noi in una casa.

    PS ti ho trovato qualche settimana fa googlando “Eleonora svedese radio due” o qualcosa di simile, si mi era rimasta impressa da quest'autunno quando l'ascoltai sorridendo, perché anche io - nata a Parigi da mamma francese e papà milanese- vivendo tra i miei 7 e 15 anni a Lund parlavo in italiano con quel lievissimo accento più una r un po' moscia, perché tra francese e skånska quello è il risultato ;-)
    Il tuo blog è bellissimo mi riporti un po' in Svezia e mi ritrovo su tante cose e bello come cerchi di trasmettere l'italianità e la milanesità alle tue figlie, anche mio papà (milanese e ingegnere) c'ha sempre tenuto tanto. Adesso, infatti, sono in erasmus a Milano da ottobre :) esperienza che sia io e i miei fratelli abbiamo scelto di fare in Italia per viverla davvero e non solo in vacanza.
    Un abbraccio Laura

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    1. Grazie di aver condiviso la tua esperienza. Un abbraccio da tutti noi, come quello che ha unito Sergels Torg. :)

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  5. La tua testimonianza è potentissima....nessun giornalista, neanche il più professionale e attento, potrebbe fare meglio di te. Il tempo è gentiluomo e il tuo raccontare resterà e sara di grande riferimento...semplice, diretto, sincero...non manipolato ...non smettere mai...Ti abbraccio. Un abbraccio forte alle bambine e ad Anette. Silvia.

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  6. anche io vi ho pensato...un abbraccio grande

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  7. Caro Fefo, mi unisco al caldo abbraccio degli altri lettori. Ti leggo sempre e mi sono resa conto che ormai mi sembra assolutamente di conoscervi e spesso e volentieri penso a te e alla tua famiglia come a degli amici. Per tante cose tu e Annette mi siete di esempio come genitori. Le bimbe poi sono adorabili, Sofia ha la stessa faccia birbetta e simpatica della mia settenne Gaia e le avventure di Eleonora mi stimolano tantissimo a lasciare sempre piu' spazio e libertà di crescere alla mia novenne Lara.
    L'altro giorno poi è stato il massimo: la figlia di una collega mi ha detto che vuole venire in Svezia a studiare e io le ho subito detto che avevo degli amici li'. Poi mi sono fermata un momento perchè mi è venuto in mente che per il momento l'amicizia è solo virtuale!!!

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