domenica 30 gennaio 2011

Argomento delicato

Un articolo molto interessante di Enzo Baldoni che invita le mamme a parlare di pedofilia alle proprie bimbe ed un episodio successo qualche giorno fa hanno portato me ed Anette a parlare di come affrontare con le bimbe proprio il tema della pedofilia.
L'episodio si è svolto quando Eleonora ha avuto una sua compagna d'asilo qui a giocare. Ad un certo punto questa bimba si è fatta la pipì addosso ed in me è quasi scattato il panico. Davanti ad una cosa che con Eleonora ho fatto tante volte (togli gli indumenti bagnati, bidè, indumenti nuovi) ecco il timore di fare un gesto che possa venir malinterpretato, raccontato in modo strano, frainteso. Io ho preso mutande e tights asciutti e poi ho chiesto ad Eleonora di aiutarmi. Dentro mi sentivo strano. Mi dicevo "ma perché preoccuparsi? posso fare tutto proprio come fosse una mia figlia". Mi dicevo anche "fosse successo ad Eleonora a casa della sua amica certo che sarei contento se il papà dell'amica aiutasse...oppure?" Mi sono tenuto a distanza. Le bimbe hanno in pratica fatto tutto da sole. "Per fortuna hanno cinque anni e non uno o due di meno", ho pensato.
Non condivido tutto l'articolo di Baldoni. Non penso che "per qualsiasi uomo una bambina è una grande tentazione sessuale", mi lascia, forse erroneamente, un pochino perplesso l'invito alle mamme affinche il proprio uomo non dorma solo con la bimba (anche se Baldoni scrive "specialmente se non è il papà"). Condivido però pienamente l'invito di Baldoni a parlarne. Con Anette stiamo già ragionando sul come. Grazie Enzo.

21 commenti:

  1. C'è stato un periodo, quando la mia Figlia più grande aveva un po' più della tua che andava dal padre e chiedeva: "Abbracciami stretto stretto e fammi girare, come fanno i Principi alle Principesse!" E lui si imbarazzava un sacco, perchè col martellamento di questi fatti di cronaca aveva paura che ad un certo punto gli scattasse qualcosa che lo facesse diventare "un cattivo papà" (come diceva lui) . . . giusto parlarne. ;-)
    Con tutto quello che si sente, un'altra volta, (erano più grandine) le avevo ossessionate (e persino al Figlio) col "non allontanarti, non appartarti . . . raccontami tutto quello che ti capita di strano" perchè in Tv si sentiva di cugini, amici i bulli a scuola. . . Che schifo! Ci fanno perdere la fiducia in tutti! ;-)

    Ciao, R

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  2. @Fefo Ti ringrazio davvero di aver pubblicato l'articolo. Da rifletterci.
    @Fiordicactus Sono perfettamente d'accordo con lei: il clima in cui viviamo è davvero pessimo, e spaventa la maggior parte di noi. Ma avrei una cosa da farle notare: mi sento amareggiato e dispiaciuto quando mi capita di leggere o di ascoltare discorsi in cui, riferendosi ai maschi, si usano parole come "persino", "addirittura", come se la misura della gravità delle vicende si calcolasse sulla presenza o assenza dei maschi. Temo che in questo modo passi in secondo piano la gravità degli abusi subite dalle femmine, in particolar modo dalle bambine; anche i maschi sono oggetto di attenzione malsane, anche se forse in una percentuale di casi inferiore. Inoltre, la dignità e il rispetto delle donne e delle bambine è pari a quella maschile. Sia chiaro.
    Non vuole essere una critica a lei, ovviamente, ma un invito ad una riflessione comune.

    Un salutone a tutta la famiglia di ingegneri 8 in fondo anche le babies lo sono - come state, tra l'altro?

    Amedeo

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  3. E' un peccato sentire che i bambini devono temere gli adulti che sono loro intorno. Comunque sono d'accordo con il fatto che è importante che loro sappiano cosa può accadere e come comportarsi.
    In bocca al lupo con le piccole!

    Seya

    PS: Gilbert Keith Chesterton ha scritto: "Le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini già sanno che esistono, le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi."

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  4. @ Amedeo, non ho capito bene il discorso "Ma avrei una cosa da farle notare:(...)come se la misura della gravità delle vicende si calcolasse sulla presenza o assenza dei maschi" . . . ho scritto che ne parlavo "e persino col Figlio" perché volevo spiegare che i discorsi li facevo con tutti e tre i miei pargoli, non facendo mai differenze di sesso (né sui problemi, né sui doveri o sui privilegi). So benissimo che anche ai ragazini capitano cose spiacevoli, e so benissimo che a volte i fratelli fanno cose turpi alle sorelle e/o aiutano altri a fare loro del male e/o, possono fare del male a altre ragazze . . . ma qui, da Fefo, si parlava di bambine, così come nell'articolo. ;-)
    Sono ormai una nonna, la prima volta che mi è stato fatto notare che ero a rischio "violenza" non ricordo quanti anni avessi, ma il caso era quello della Milena Sutter, fate i conti voi . . . e dopo di quello mi sono stati "passati" tutti gli articoli di cronaca nera riguardanti stupri spesso seguiti da morte della ragazza . . . un approccio un po' brusco, ma mio padre era un uomo dei suoi tempi, non certo teneri! ;-)

    Comunque, questo problema è sempre di attualità, purtroppo e l'articolo che cita Fefo, può aiutare a iniziare una discussione, sia fra adulti, sia con i ragazzi! Anzi, quasi quasi rubo l'idea di un post, sul filo della memoria! ;-)

    Con simpatia, R

    Ps. scusate la lunghezza, mi son lasciata prendere la mano! :-)))

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  5. @fiordicactus Chiedo venia. Ora ho capito il senso delle sue parole: sah, sono talmente attento a notare le mie e altrui gaffes relative all'educazione dei maschi e delle femmine - direi alle differenze, più che altro, relative al gender, sempre a scapito delle bambine - che mi lascio prendere la mano.
    Ripeto: chiedo scusa, avevo frainteso le sue parole. A questo punto le faccio i miei complimenti.
    Cerchiamo di trattare al meglio i nostri bambinim e di educarli all'uguaglianza!

    Un salutone a lei e ai suoi figli,
    Amedeo

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  6. @ Amedeo . . . e qui la chiudo . . . c'è un detto nella mia famiglia materna che deriva dalla risposta che diede la mia bisnonna a una tale che si complimentava con lei per la nascita dell'ennesimo figlio maschio a fronte di una sola femmina (poi nacque l'ultima, così si arrivò a 2 femmine e 5 maschi) . . . secondo la mia bisnonna: "maschi o femmine è tutta "roba puzzolente" da pulire!" e così, in casa mia non s'è mai fatta una grande differenza di genere! Ma anche questo è un argomento su cui riflettere e su cui costruire un post! ;-)

    Ciao, R

    Ps. Scusa Fefo, abbiamo usato il tuo blog per una piccola e simpatica discusione privata, ma non eravamo OT! ;-) Fior

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  7. Leggo adesso tutti i commenti. Ma a me fa solo piacere se questo diventa uno spazio di discussione!

    @seya Mi piace il tuo PS

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  8. Per quanto il tema sia dei più seri e da non sottovalutare, anche io ci sono rimasta male nel leggere "per ogni uomo una bambina è una tentazione sessuale", come pure nel consiglio dato alle mamme (e perchè poi solo alle mamme) di protestare se in un reparto pediatrico di notte ci sono infermieri maschi. Adesso un maschio non può fare l'infermiere pediatrico o il maestro d'asilo? Io francamente non ho quest'idea così "predatoria" della sessualità maschile (o sono solo stata fortunata?).
    Trovo giustissimo parlare ai bambini (non che sia facile, intendiamoci) ma non trovo nè giusto nè utile diventare paranoici.

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  9. Ciao Stefano, ti seguo da un po' perché il tuo blog mi piace. Intervengo perché, mentre capisco bene l'imbarazzo di cui parli nel post (considerati i tempi in cui viviamo, perché in sé l'atto di cambiare la bimba non sarebbe stato niente di strano), non condivido per niente l'articolo di Baldoni, proprio nei punti in cui lascia perplesso anche te. Ma come si fa a dire che "nel fondo di qualsiasi maschio alberga un pedofilo" o che "per qualsiasi uomo una bambina è una grande tentazione sessuale"?! Non mi piace neanche il tono dell'articolo, quella superiorità del maschio che la sa lunga rispetto alle mamme ingenue (tra l'altro, purtroppo esistono anche donne attratte dai bambini, ma questo lui non lo considera nemmeno). Detto questo, sicuramente fate bene ad affrontare il tema con le bimbe perché il problema esiste. Trovo che l'abilità stia nel riuscire a rendere sensibili i bambini sul tema ma senza instillare in loro malizia o diffidenza. Ciao :-)

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  10. Ripensavo alle opinioni scambiate tra me e fiordicactus, e per onestà intellettuale mi sento in dovere di ammettere che non avevo centrato il punto. Mi stavo preoccupando di ciò che secondo me era stato omesso senza notare, invece, ciò che c'era di esagerato e abusato.
    Sono d'accordo con i vari commenti sopra: il danno più grave di questo articolo, che senza dubbio fa riflettere, consiste nel presentare e trattare la sessualità maschile come incontenibile, esuberante, tesa alla trasgressione, "scatenata". E cosa più grave ancora: tutto questo, PER NATURA. Come se pla natura del maschio fosse bestiale, e a questo non ci fosse rimedio.
    Come ci insegnano in molti, primi fra tutti la grande Loredana Lipperini, così non è. La cultura modifica, altera, riordina le cose.
    Ci sarebbe molto da dire a tal proposito.

    Amedeo

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  11. Io ho scritto il 1° commento basandomi solo sul post di Stefano, rispondendo col mio "passato" di mamma con figli piccoli.

    Sono poi andata a leggere l'articolo . . . certo, calcolando che il giornalista è scomparso e, presumibilmente, morto già da un po' di anni, calcolando che avrà avuto una sua personalità, e le sue esperienze di vita, si possono anche capire alcune sue idee, che non condividiamo. Sono sue idee.
    Certo, leggere che in una riunione di famiglia 7 donne su 7 hanno confidato che ciascuna di loro aveva avuto esperienze di "particolari attenzioni" da bambina, non mi è piaciuta, come non mi è piaciuto pensare che invece di fare una bella denuncia al "cugino" avviato sulla strada della pedofilia, l'ha liquidato con una scarica di botte e un indirizzo.

    Comunque ribadisco, sentire tutte quste storie, ci fa diventare più guardinghi e sospettosi e, come dice anche Stefano nel post, atteggiamenti che ci vengono naturali, alla luce di queste paranoie diventano di dubbia interpretazione e ci blocchiamo! ;-)

    Ciao, R

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  12. Ciao! Ti leggo con piacere in quanto ho vissuto poco meno di due anni a Stoccolma :) Premetto che non ho letto l'articolo, ma trovo che la cosa più triste sia il clima di allarmismo che porta un papà ad avere remore nel dormire con la propria figlia. Un atteggiamente del genere giustifica la figlia a percepire il maschio come un pericolo costante, mentre il pericolo è limitato a persone disturbate.

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  13. Come ho scritto nel mio post, e come dite nei commenti, alcune tesi dell'articolo mi lasciano perplesso, ma sono convinto che il messaggio di fondo, quel "parlatene", sia fondamentale.

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  14. Buonasera a tutti, dirò la mia sebbene impopolare:
    quanto afferma l'articolo è, a mio modo di vedere, non solo condivisibile sul "parlatene" ma anche piuttosto veritiero quando afferma della "pericolosità" di certe vicinanze. Mi spiego meglio: il genitore non deve temere il cugino, piuttosto che lo zio o il papà dell'amichetta, deve però fare in modo di non creare o far si che non si creino situazioni ambigue, nelle quali si possono verificare eventi spiacevoli. L'uomo è portato istintualmente ad una certo modo di rapportarsi con il sesso femminile e, chi non ha sviluppato un adeguato controllo dello stesso, per colpe sue, d'educazione, o chissà per quali altri motivi, può incappare nell'errore se messo in "condizioni di sbagliare". Non sto affermando che c'è un pedofilo in ciascuno noi, ma che in menti deboli, a volte, il confine della normalità può assumere contorni molto sfumati.

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  15. @danielepirrotta Mi permetto di non essere d'accordo con lei.
    1) Provo a capire cosa voglia dire affermando che i genitori dovrebbero evitare di far sviluppare situazioni ambigue o spiacevoli, ma trovo che questo sia un dovere e una reponsabilità universale dei genitori: si tratta di garantire ai figli non solo serenità e felicità, ma anche una sicurezza fisica e un loro equilibrio. Intendo che vale sempre, non solo in questi casi estremi.
    2) cosa più importante: non credo che il suo "istintualemente" mi convinca. La sessualità - maschile e femminile - è culturalmente e socialmente strutturata: oltre i fattori chimici, biologici e anatomici, intervengono a formare e influenzare i nostri comportamenti sessuali fattori derivati da educazione, istruzione ecc... E' la cultura che ci convince che i maschi seguono l'istinto, che le passioni maschili siano inarginabili.
    Lo trovo un pensiero pericoloso.

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  16. Gentile Amedeo, mi permetto di risponderLe concordando con Lei sul punto numero uno. Sono così concorde che per me era ovvio, oltre che naturale, ma, nello specifico caso, mi riferivo al fatto spiacevole in se. Aggiungo che non è solo responsabilità dei genitori ma dell'intera società quello di creare delle basi solide e sane per far crescere le generazioni a seguire.
    Non concordo sul fatto che affermare che tra uomo e donna ci siano delle differenze sia pericoloso. Trovo pericolosa l'educazione di genere, il distinguerci in quanto esseri umani. Ma penso che al giorno d'oggi, per una serie infinita di motivi, siamo diversi. Con questo non dico che un giorno, tra 100-200 anni, se le cose cambiassero socialmente, culturalmente etc, non possa avvenire un avvicinamento in termini di similarità, ma credo di non dire un eresia se affermo che se al momento attuale mi guardando intorno vedo un'oggettiva differenza.
    Buona serata,
    Daniele

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  17. D'accordo sul primo punto, spiego subito il secondo :-)
    Anzi: siamo d'accordo anche su questo. Trovo che, in questo momento storico, DOBBIAMO ammettere che maschi e femmine tengono comportamenti diversi, ricevendo educazione e possibilità di sviluppo nettamente differenti. Ha perfettamente ragione.
    Trovo, però, fondamentale segnalarlo sempre come elemento di disturbo, distanza da eliminare, lacuna da colmare; non parlarne mai come un dato accettato, ma sempre con uno spirito di cambiamento, di critica.
    Inoltre. Io non sono genitore, mi risulta difficile capire quanto qualcuno che lo sia possa, debba e arrivi a preoccuparsi di situazioni percepite come pericolose. Immagino che i genitori, al giorno d'oggi, di paura ne abbiano molta. Mi limito a dire, quindi, che forse, mentre ci preoccupiamo di proteggere i nostri figli al meglio, dovremmo spingere verso un cambiamento. Cambiamento che non arriva se si evitano le situazioni compromettenti, credo. Temo di dover ammettere - e qui parlo con cognizione di causa - che una minima percentuale di rischio, di paura, sia insita nelle rivoluzioni.

    In ogni caso, siamo assolutamente d'accordo con lei.
    Buona serata,

    Amedeo

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  18. carissimo anche noi con molto tatto abbiamo affrontato l'argomento con il grande quando un giorno ha letto la parola pedofilo su un quotidiano e mi ha chiesto cosa significava.
    NOn è stato facile anche perchè , nonostante i 10 anni, non ha alcuna infarinatura sessuale. E' ancora bambino bambino. Ma è giusto parlarne con quello che accade là fuori....Elena melusine

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  19. Mi pare esagerato l'atteggiamento di Baldoni. Forse avrebbe che ne so da farsi un esame di coscienza lui.
    Mi spiace che tu abbia vissuto degli attimi di panico, ma posso capire benissimo il tuo stato d'animo.

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  20. Tuttora la legge in molti paesi distingue tra penetrazione e atti di libidine violenta. Questo fa sì che noi uomini, che l'eventuale "arma" ce la portiamo appresso, siamo più pericolosi delle donne, che l'eventuale arma se la devono procurare (e con la quale non provano neanche sensazioni fisiche, eliminando uno dei possibili moventi).
    Rispetto all'atteggiamento predatorio, tuttavia, io estenderei la problematica ai bambini maschi. Mi sembra infatti che ciò che eccita il pedofilo è il controllo, non le caratteristiche sessuali che in corpo infantile non sono sviluppate.
    Detto questo, mi sembra bello che anche altri abbiano apprezzato il messaggio fondamentale di Baldoni: "Informazione e discussione franca, senza paranoie, sono una forma utile di prevenzione".
    Chi parla di pedofilia apertamente non mi sembra un potenziale pedofilo: anzi, è proprio di chi non ne parla che io mi spavento, perché potrebbe avere un rimosso che magari poi "scoppia".

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  21. Ciao, mi sto leggendo i post vecchi del tuo blog: è un po' che ti seguo ed è sempre bello vedere come ci siano famiglie così ben funzionanti e allegre.

    A proposito di questo tema, imbarazzante specie per noi italiani che solo da una quindicina d'anni parliamo apertamente di educazione sessuale nei confronti dei bambini (almeno qui in Emilia, quello della mia scuola fu tra i primi progetti della regione, a casa silenzio)volevo dire qualcosa dalla parte della figlia.

    Ricordo distintamente, da piccola, di aver avvertito una sensazione di disagio nei confronti di alcuni amici di famiglia - parenti mai - ed era chiaramente tensione fisica.
    Imbarazzante ma distinta.
    Avrò avuto otto anni circa.

    E nonostante una famiglia tradizionalista mi sono sempre state, fin dalla più tenera età, permesse (e spiegate) letture illuminanti riguardo ai rapporti uomo-donna, sesso e affini, magari non così idonee come i libri in commercio oggi ma sufficienti a insegnarmi cosa fare in situazioni che potevano rivelarsi ambigue cercando - nel dubbio - di troncare sul nascere eventuali episodi di incerta innocenza.

    Questo per dire che un bambino informato non solo capisce di dover far conto sui propri genitori per queste evenienze, nel malaugurato caso in cui si verificassero, ma costruisce strumenti personali di prevenzione.

    Esempio: mi capitò di fare diverse vacanze in compagnia di molti amici di mio padre, si andava via in una ventina di persone e con una di loro mi sentivo molto a disagio.

    Per quanto non mi sia mai fatta problemi a parlarci o a riderci, ho sempre evitato di trovarmici sola, giusto per precauzione.

    Solo dopo anni ho saputo che mio padre invece teneva le antenne alzate nei confronti di un altro suo amico con cui io ero molto rilassata ma che a lui non esaltava per il modo di porsi nei miei confronti.

    In ultimo, e mi scuso per la lunghezza ma penso che a un papà, soprattutto di femmine, cose simili possano tornare utili, racconto un ultimo episodio.
    A 14 anni feci una vacanza con mia madre in un paesino in collina.
    Annoiata nei primi giorni,presi a gironzolare sola mi fermai ad un certo punto su una panchina.
    Dopo poco, un signore che vedevo molto anziano ma che ripensandoci non avrà avuto più di 60 anni, si siede a fianco a me e inizia a parlarmi, chiaccherando del più e del meno facendomi alcune domande.
    Io, figlia di negozianti non ho mai avuto problemi a parlare con sconosciuti e inizio a chiaccherare così, per cortesia.
    Poi mi accorgo che qualcosa non torna ma rimango impassibile.
    Dopo poco faccio per andarmene in albergo per cena e questo mi chiede il numero di cellulare che da poco mi avevano regalato.
    "Uh, non l'ho ancora imparato a memoria".
    Saluto.

    Dopo un paio d'ore l'abergatore - un signore simpatico - arriva stupito a dirmi che c'è una chiamata per me.
    Cioè: questo tizio che poteva essere mio nonno mi chiamava in albergo (gliel'avevo nominato, comunque erano tre in paese) per chiedermi il numero di cellulare.
    Ero veramente sconvolta, che a oggi non è niente di che ma ci sono rimasta malissimo, ai tempi.

    Alla fine ho risposto, gli ho detto che a mia madre non faceva piacere (mai detto a mia madre), salutato cordialmente e riagganciato.

    Nei giorni successivi i ragazzi del paese con cui avevo intanto legato mi hanno spiegato come fossero numerosi i tizi di tutte le età che provavano di adescare ragazzine, a volte sotto proposta di compenso.

    Ora che sono "grande" resto convinta che sia importante spiegare e parlare apertamente di argomenti che, anche se tendono a imbarazzare un po' i genitori, risulteranno per i figli la difesa migliore nei confronti dei malintenzionati.

    Insomma, come un po' per tutto, sapere è potere: poter decidere, poter capire, potersi proteggere.

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